Vedere l'invisibile

RIFLESSIONI

Domenica 03 settembre 2023 • I dopo il Martirio di Giovanni


In una stanza d’ospedale c’erano due ammalati gravi, uno era allettato, bloccato da tubi e macchine, l’altro poteva mettersi seduto almeno un’ora al giorno e poiché era vicino all’unica finestra usava quel tempo per descrivere al compagno le cose più belle: il parco con un laghetto pieno di pesci, anatre, cigni... 
Tra alberi e fiori di ogni colore, amici si incontravano, sportivi correvano, bambini giocavano, venditori proponevano. E sullo sfondo si stagliava la città mischiando antico e nuovo.
Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva i dettagli, l’altro immaginava la scena come se riuscisse a passeggiarvi. Un pomeriggio gli descrisse una parata che stava passando tanto che gli sembrò persino di sentire la banda. 
Così passarono giorni e settimane. Poi un mattino l’infermiera trovò morto l’uomo che era vicino alla finestra: era spirato nel sonno. Terminate le incombenze, l’altro paziente chiese se poteva spostarsi di letto. Lentamente, con dolore, si sollevò per vedere il parco, ma restò basito: di fronte c’era un alto muro bianco.
L’amico morto come aveva potuto descrivere cose così meravigliose se non c’era nulla fuori dalla finestra? 
L’infermiera commentò: “Le devo svelare che era cieco: ci ha chiesto di tenere il segreto perché voleva donarle forza”.
Il cieco non diceva bugie, ma era capace di vedere l’invisibile. Ha descritto un reale vero, che dentro di lui era spirito e vita. Per qualcuno erano solo frottole consolatorie, come la fede. Il cieco sapeva che il buono, il vero, il divino c’è e nessuno poteva toglierlo, anche se gli occhi erano offuscati. 
Solo perché qualcosa è invisibile, non vuol dire che è assente. Il cieco aveva la capacità di riuscire a gustare il bello nonostante il buio che spaventa, le fragilità che paralizzano, i muri che soffocano l’orizzonte e la tentazione di scoraggiarsi.
Il cieco coltivava la qualità della disobbedienza alle regole dei luoghi comuni, agli schemi prestabiliti, ai pregiudizi di tutto ciò che si fa per credere di avere ragione.
Il cieco, abitando il nero, si affidava alla grazia della vita: ne era più convinto lui di chi l’ha sempre sotto gli occhi. Non vederla, non avvertirla non era per lui ragione sufficiente per arrendersi, anzi era stimolo alla ricerca. Lo sperimentiamo se osiamo alzare il livello: “Chi crede nel meglio vede l’invisibile, sente l’intangibile, raggiunge l’impossibile” (Winston Churchill). Lo sperimentiamo nell’arte: “Non esprime ciò che è visibile, ma evidenzia l’invisibile” (Paul Klee).

 

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